Once Upon a Puppet – Recensione

Once Upon a Puppet

Once Upon a Puppet – Recensione

Once Upon a Puppet

Pronti a vivere un avventura ricca di magia? Eccovi la nostra recensione di Once Upon a Puppet per Nintendo Switch.

Once Upon a Puppet è un titolo indie sviluppato da Flatter than Earth e pubblicato da Daedalic Entertainment. Si tratta principalmente di un platform 2.5D a scorrimento laterale con enigmi ambientali, che strizza l’occhio a giochi come Little Nightmares e dallo stile timburtoniano. La trama è incentrata su due personaggi principali che cooperano insieme: Nieve e Drev. La prima è una abile sarta reale, il secondo è una marionetta di legno. Re Calibano di Dramaturgia è in preda alla follia più totale a causa della scomparsa del principe Eadric, suo erede al trono. Chi non si conforma alla sua idea di perfezione viene esiliato nel Sottopalco, un luogo perduto nelle profondità del Regno. Questo, infatti, è stato il destino dei due personaggi, come di molti altri abitanti.

Benvenuti a teatro

L’avventura inizia controllando Nieve, attraverso un tutorial che vi spiega le meccaniche di gioco. Solo poco più avanti troverete il vostro compagno di fiducia, al quale vi legherete attraverso dei fili. Nieve è una mano che controlla la marionetta Drev. Cooperando insieme dovrete risolvere enigmi. Potete muovervi a destra e sinistra, in alto e in basso, saltare, con Y aumentare la velocità del passo e con i pulsanti dorsali ZL e ZR eseguire delle azioni. Il ritmo di gioco è molto lento, quasi rilassante, ma le profondità hanno un look decisamente dark. 

Lo stile narrativo ci è piaciuto molto. Scoprirete frammenti di storia parlando con gli NPC o anche ascoltando i dialoghi tra i personaggi principali che emanano malinconia ma anche vivacità. Il vostro compito sarà quello di passare da un ambientazione all’altra superando degli enigmi. Inizialmente dovrete limitarvi solamente a spostare qualche cassa, ad arrampicarvi o ad attivare dei meccanismi, nonché a trovare dei collezionabili sparsi. Questi ultimi, tramite il menu, vi daranno ulteriori informazioni sul mondo di gioco. Avrete la possibilità poi di attivare nuove abilità, come il doppio salto o l’uso dell’arco per attivare meccanismi lontani da voi. Alcuni enigmi dovrete risolverli semplicemente separandovi momentaneamente dal vostro amico.

Un mondo tutto da scoprire e tecnicamente valido

La forza di Once Upon a Puppet non risiede solamente nel lato narrativo, ma anche dall’architettura che abbraccia il mondo di gioco. Graficamente dal sapore noir, ciò che i vostri occhi vedranno sono delle ambientazioni costruite a mo’ di teatro. Sebbene alcuni tratti possano sembrare opprimenti graficamente, altri invece saranno luminosi e colorati. Forse è anche un modo per parlare delle fragili e variabili emozioni dell’animo umano, o di quelle emozioni forti che la fanno da padrone anche quando si assiste ad uno spettacolo teatrale!

Abbiamo giocato il titolo su Nintendo Switch OLED, sia in modalità TV che docked, e ci sentiamo di dire che sicuramente rende meglio in TV. In modalità portatile invece perde un po’ soprattutto perché la grandezza dei sottotitoli è davvero molto piccola e si fa fatica a leggere. Un plauso va fatto alla colonna sonora, assolutamente azzeccata ed in linea con il mood del gioco. Anche qui sono presenti melodie di vario tipo: si va dall’allegro al malinconico arricchendo l’esperienza ludica.

Difficoltà tarata verso il basso

Una piccola nota dolente riguarda la curva di difficoltà del gioco, tarata decisamente verso il basso. Se da una parte le meccaniche di gameplay risultano in parte stimolanti nella risoluzione degli enigmi, dall’altra parte abbiamo notato come certe sezioni non diano quel senso di appagamento che ci si aspetta. Nel menu delle opzioni, poi, non c’è la possibilità di aumentare il grado di difficoltà. C’è da sottolineare anche qualche piccola imprecisione sul lato platform dovuto più che altro al fatto che il gioco è in 2.5D e non in 2D, e le sezioni ricche di ombre non aiutano.

Abbiamo giocato il titolo con i Joy-Con e con il Pro Controller, ed ci siamo trovato bene con entrambi, anche se la ormai conclamata comodità del Pro è innegabile. Altra nota dolente è la longevità. Purtroppo è un gioco che si porta a termine in circa 4 o 5 ore e non ha una grande rigiocabilità. L’unico elemento in grado di aumentarne la durata è quello di cercare tutti i collezionabili per completare i mosaici.

In conclusione pensiamo che Once Upon a Puppet sia stata un’idea davvero ottima ma che lascia un po’ l’amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere con un po’ di attenzione in più per i particolari. La direzione è davvero molto bella, che sfiora la poesia, ma qualche pecca tecnica non fa toccare a questa proposta ludica, la lode che avrebbe meritato.

PRO:

  • Trama convincente e dai tratti poetici
  • Ambientazioni
  • Colonna sonora azzeccatissima

CONTRO:

  • Qualche imprecisione a livello di gameplay
  • Difficoltà molto bassa

 

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