Truberbrook – Recensione

da | 16/04/19 10:01

Truberbrook sarà tra poco disponibile anche su Nintendo Switch e noi siamo già pronti a darvi il nostro verdetto finale!

Truberbrook è un piccolo e normale villaggio dimenticato da Dio situato nel bel mezzo delle foreste tedesche in piena guerra fredda, nel 1967. Si tratta di un’avventura grafica profondamente ispirata a classici come The Secret of Monkey Island, ma che rinnova il genere dandogli quel pizzico di originalità che basta per rendere questo titolo più che unico. I creatori del gioco, che hanno raggiunto l’incredibile risultato di 80 mila dollari in appena 30 ore su Kickstarter, non hanno nascosto la palese ispirazione ad altre opere come X-Files o Twin Peaks. Di fatti, sono ricorrenti i temi dei viaggi dimensionali, di enigmi tutti da scoprire e misteri da svelare.

Truberbrook, tra misteri e personaggi unici

Veniamo così catapultati nei panni di Hans Tannhauser, uno scienziato americano che è arrivato nella cittadina di Truberbrook grazie a un misterioso premio ricevuto poche settimane prima. Il giovane ricercatore scopre così un villaggio in rovina, spoglio di colori e apparentemente vuoto, i cui unici abitanti sembrano essere così poche persone che potrebbero essere contate con le dita della mano.

Ogni personaggio della storia, peraltro, mostra di avere un carattere profondamente distinto, un accento fortemente incline al tedesco e una storia alle spalle legata a Truberbrook stessa. Starà al giocatore saper scoprire segreti rimasti celati per anni o vicende che hanno segnato tristemente un paese che una volta aveva un enorme potenziale. Su questa base, Hans scoprirà che il suo invito non è di certo casuale ma, anzi, che è stato chiamato per un motivo preciso, che lo porterà, in un modo o in un altro, a salvare il mondo.

La città di Truberbrook riuscirà spesso a farci scappare una risata dietro le divertenti gesta di Hans.

Dalla plastica al motore di gioco

Il primissimo impatto, che lascia a bocca aperta il giocatore, è certamente il comparto grafico che risulta molto curato e peculiarmente realistico. Questo perché la software house ha preso una decisione interessantissima: hanno voluto realizzare ogni singola scena del gioco con dei modelli di plastica, per poi importarli in digitale con Unity.

In Truberbrook, solamente i personaggi e gli effetti visivi sono stati prodotti da zero, mentre tutto il resto è prodotto del duro lavoro di modellatori. Questo alza di molto l’asticella della resa dei materiali, che non mirano tanto ad essere realistici quanto ad abbellire l’intero comparto artistico con una grafica “plasticosama molto efficace. Ulteriore elogio va fatto anche alla colonna sonora, che con poche note riesce ad accompagnare il giocatore nella risoluzione degli enigmi, ma anche dell’esplorazione degli scenari.

Quali misteri si celano dietro l’invito del nostro povero protagonista?

Tutto, ma non il cursore!

Possiamo interagire con diversi oggetti sullo scenario ed evidenziare i punti cliccabili con il tasto L, il ché è davvero molto utile in tantissime situazioni. Tuttavia, proprio qui troviamo il principale difetto della versione console del gioco: dobbiamo muovere con la levetta analogica un cursore che si sposta sullo schermo, per poi scegliere l’azione da compiere su di esso con la croce direzionale o i pulsanti.

L’interazione con gli elementi poteva essere ampiamente facilitata con comandi touch o anche utilizzando i Joy-Con come puntatore, come facevamo con il Telecomando Wii. Insomma, non era così impossibile migliorare questo sistema, specialmente su una macchina versatile quale Nintendo Switch.

Signore? Dottore? Scienziato? Chi è davvero Hans Tannhauser?

Salve, sono Hans Tannhauser.

Tuttavia, parliamo di una componente essenziale per proseguire l’avventura e per addentrarsi nella trama, scoprendo progressivamente sempre più dettagli sulle storie dei personaggi e di Truberbrook stessa.

I comandi a nostra disposizione sono ben quattro e tutti diversi: quello per guardare un oggetto, e scoprire cosa ne pensa Hans a riguardo; quello per interagire con pulsanti, finestre, porte e molto altro; un altro per usare strumenti trovati in giro, che possono avere utilizzi più o meno differenti; e un ultimo che permette di parlare con le persone, cosa che spesso dà inizio a veri e propri dialoghi con scelte multiple.

Ognuno di questi ci permette di interagire sempre diversamente con un elemento. Proprio per questo motivo spesso potremo trovarci di fronte a situazioni in cui dovremo sfruttare tutti i comandi a nostra disposizione per scoprire un dialogo nascosto o per ottenere un oggetto che ci serve per proseguire con l’avventura.

La guerra non cambia mai… oh, un momento!

Quando ci viene offerta la possibilità di parlare con i personaggi del gioco, infatti, avremo modo di scegliere fino a quattro diverse frasi, che porteranno a linee di dialogo molto diverse. A volte dovremo essere abbastanza intelligenti da rispondere nel modo migliore, in modo da convincere o meno una persona ad aiutarci, per fare un esempio. Spesso potremo ripetere discorsi, motivo per cui non dovremo preoccuparci troppo di dimenticare alcuni elementi chiave di quello che ci viene detto.

Graficamente non abbiamo molto da ridire a riguardo degli effetti visivi.

Un piccolo paese, su un piccolo schermo

Per quanto riguarda il fattore Switch, come vi abbiamo detto, pensiamo che poteva essere fatto davvero molto più. Questo perché Nintendo Switch, lo sappiamo, è una console con innumerevoli funzionalità e possibilità di utilizzo, che possono rendere unico ogni singolo gioco.

Oltre il mancato sfruttamento del touch screen, citiamo anche un frame rate esageratamente altalenante e una risoluzione lievemente sotto le nostre aspettative. Tuttavia, la possibilità di divertirsi all’interno della piccola Truberbrook dove e quando vogliamo, in modalità portatile, è qualcosa che avvalora di molto la versione per l’ibrida di Nintendo.

Tra battutine, momenti “WTF”, riferimenti alla cultura pop e personaggi molto ben differenziati, Truberbrook può offrire tanto divertimento e una storia che fortunatamente riesce a tenerci incollati allo schermo. Peccato per la longevità complessiva dato che, a nostro parere, la storia poteva essere arricchita con molti più capitoli e vicende. Si tratta comunque di un’opera più che unica, che raramente abbiamo avuto modo di provare negli ultimi anni, e che riesce nel difficile tentativo di creare e presentare un gioco diversamente da come ci si potrebbe aspettare.

Pro

  • Buonissima la caratterizzazione dei personaggi
  • Comparto artistico fantastico e perfetto
  • La storia riesce a tenerci incollati allo schermo

Contro

  • Il cursore non è il massimo dell’interattività
  • Completamente in inglese
  • Purtroppo la storia si conclude presto

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