River City Girls Zero – Recensione

da | 01/03/22 10:00

Uno dei classici beat ‘em up degli anni novanta sbarca per la prima volta in Europa e lo fai su Nintendo Switch. Ecco la nostra recensione.

I beat ‘em up sono stati un genere molto in voga negli anni novanta. Alcuni giochi hanno lasciato il segno rispetto ad altri e sono stati la fortuna di molti bar dell’epoca, quando ancora esistevano le sale giochi. Questo mese, su Nintendo Switch, è arrivato River City Girls Zero, per la prima volta uscito al di fuori del Giappone con tanto di traduzione.

Storicamente il titolo infatti si chiamava Shin Nekketsu Kōha: Kunio-tachi no Banka, sviluppato da Almanic e pubblicato da Technōs Japan Corporation nel 1994 su Super Famicom. La nuova versione su Nintendo Switch invece è stata sviluppata da Arc System Works e pubblicata dall’ormai famosa WayForward. Bando alle ciance, andiamo ad analizzare il titolo in tutte le sue caratteristiche.

Un gentil sesso tutto pepe e… botte

La storia vede due ragazzi, Kunio e Riki, studenti (ma ben poco modelli) che stanno scontando dei giorni in carcere per omissione di soccorso. Il problema è che sono stati ingiustamente incastrati e le loro fidanzate, Misako e Kyoko, sono cadute in mano ad altri bulli della Nekketsu High School che frequentano. I due amici sono conosciuti anche per essere i “capi” di quest’ultimo. Questo farà scoppiare la miccia, tanto da farli evadere dalla prigione ed andare a scoprire cosa e soprattutto chi si cela dietro tutta questa storia.

L’incipit mostra subito le prime novità apportate: filmato iniziale con tanto di sigla cantata e, quando inizierete una nuova partita, verranno mostrate delle scene di intermezzo sotto forma di fumetto. Come ogni classico beat ‘em up, il titolo è stato concepito a scorrimento orizzontale. Se avete mai giocato a giochi come Double Dragon e Streets of Rage sapete di cosa stiamo parlando. Il gameplay ha ben poco di particolare da offrire, nel senso che essendo un titolo sviluppato negli anni novanta, le meccaniche si basano principalmente su movimento, pugni, calci, salti e parate.

Gli scenari sono ben costruiti e sono di vario tipo: la scuola, il parco giochi, autostrade e tanto altro. Vi ritroverete persino ad affrontare dei livelli in stile MODE 7 (stile grafico adottato appunto su console della famiglia Super Nintendo). L’interfaccia grafica è assai minimale: in basso avrete solamente i nomi dei personaggi giocabili e la rispettiva barra della salute. Avrete la possibilità di usare massimo quattro personaggi, intercambiabili premendo il tasto – (meno) sul vostro controller.

Ogni livello culminerà con l’affronto di un boss. Più si va avanti, più i nemici da affrontare saranno duri. Sarà un’ottima tattica quella di cambiare il personaggio giocabile quando si arriva quasi a fine energia. Quando la barra si vuoterà del tutto dovrete cominciare da capo dall’ultimo checkpoint, mentre invece sfruttando i quattro personaggi a disposizione allungherete di molto la possibilità di completare il livello. C’è anche da dire che il gioco offre un sistema di password, utile per non dover ricominciare ogni volta il gioco dopo il Game Over.

Tra i vari “Extra” disponibili potrete accedere ai titoli di coda, filmato iniziale, istruzioni e una galleria di immagini della vecchia box art del gioco per Snes, con tanto di scan del manuale.

Pochi bit ma buoni

Analizzando il gioco dal punto di vista tecnico, i nostalgici troveranno pane per i loro denti potendo godere di una grafica totalmente a 16 bit. Nel menu di pausa potrete selezionare anche un filtro che simula i vecchi televisori a tubo catodico.

Le ambientazioni e i personaggi sono fedeli a quell’epoca, così come le musiche di Megan McDuffee e DEMONDICE. Nel 2022 è difficile gridare al capolavoro per una proposta del genere, ma rimane comunque lodevole riproporre un gioco che nel 1994 spremeva quasi al massimo la Super console di mamma Nintendo.

Come longevità il titolo arriva a quasi tre ore. Molto dipende dal livello di difficoltà che selezionerete ad inizio partita. Il coefficiente di difficoltà aumenta sempre di più andando avanti, complice anche un combat system antiquato. Di questo non vi dovreste sorprendere più di tanto. Se siete stati gamer negli anni novanta, avrete la scorza dura!

Non offrendo contenuti interessanti nel post game sarà difficile volerlo rigiocare, a meno che non abbiate voglia di rivivere l’avventura con un vostro amico sfruttando la modalità multiplayer locale per massimo due giocatori.

Conclusione

I giocatori di vecchia data apprezzeranno il tentativo di far conoscere all’Occidente un gioco come River City Girls Zero. Potrebbe invece non piacere ai giocatori troppo moderni che si ritroveranno tra le mani un titolo dalle meccaniche per forza di cose invecchiate male. Per chi invece volesse con curiosità, senza pregiudizi, avvicinarsi alla serie, potrebbe essere una bella sorpresa per scoprire anche altri giochi come River City Ransom.

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