VA-11 Hall-A: Cyberpunk Bartender Action – Recensione

da | 11/05/19 18:06

Se ne avete abbastanza della luce del sole, è arrivato il momento di immergersi in un’avventura neogotica e cyberpunk. Benvenuti in VA-11 Hall-A.Il titolo creato da Sukeban Games, un team venezuelano, ha delle meccaniche molto simili a quelle di The Red Strings Club, di cui vi proponiamo una recente recensione. Iniziamo il viaggio in una visual novel indie, particolare ed appagante.

LE DéCADENT ET LES POèTES MAUDITS

Saremo i barman di un locale all’interno di Glitch City, una città ambientata nell’anno 207X. Una metropoli moderna dove la corruzione regna sovrana: una città che sarebbe meglio non esistesse, un attracco di soldi dove corporazioni e criminali regnano sovrani.

La decadenza delle passioni segna la rivalsa dei vizi… Molti diventano devoti al lavoro, alla famiglia o addirittura ai loro studi. Alcuni cercano invece un modo per scappare da questo posto, mentre altri… semplicemente non ce la fanno. Il piccolo VA-11 Hall-A è infatti un’oasi al centro di un deserto di cemento. Una fontana di spiriti che aspetta le anime stanche della città.

Fin dai primi attimi di storia, ci verrà sbattuta in faccia la realtà. La fine del positivismo sembra essere tornata in auge e tutti i personaggi che incontreremo non esiteranno a ricordarlo, tra una battuta pesante e gli occhiolini maliziosi di cyborg e studentesse.

Il VA-11 Hall-A non è altro che la trasfigurazione artistica del luogo in cui si riunivano le anime degli eroi deceduti in guerra: un tempo apparteneva agli spiriti dei combattenti norreni morti in battaglia, oggi, nel videogioco, alle anime perse di una città di cemento.

POP-STAR, WAIFU E ENERGUMENI

La varietà dei personaggi che incontreremo sarà molto ampia. *Kira* Miki, Jamie, Dorothy, Sei, Ingram, Donovan… Ogni personaggio ha la sua personalità e i suoi gusti per quanto riguarda i drink. Capiterà spesso di sentir dire “Hey, il solito!” e dovremo ricordare il cocktail preferito del nostro cliente.

Donovan ad esempio ama la birra, solo grande, mentre Miki i sapori fruttati con poco alcol. A correre in aiuto sarà un taccuino, dove potremo cercare il mix più vicino alla richiesta del cliente. I drink sono infatti classificabili per nome, sapore, tipo e in bottiglia, permettendoci di avere panoramiche diverse a seconda delle esigenze.

La preparazione è alquanto semplice: bisognerà aggiungere gli ingredienti nelle quantità indicate all’interno del taccuino, facendo attenzione ad aggiungere il ghiaccio se necessario e a mixare più a lungo quando richiesto. Basterà raddoppiare le quantità per soddisfare i clienti più esigenti.

UN RACCONTO: UN CAFFè, UNA SIGARETTA E UN JUKE-BOX

La parte attiva di gameplay è solo ed esclusivamente questa. Durante tutta la storia dovremo… leggere. Una volta tornati a casa, oltre alla possibilità di fare compere con i soldi guadagnati, facendo attenzione a risparmiarne un po’ per pagare l’affitto, potremo consultare il nostro telefono, in particolare i blog delle persone che incontreremo al bar.

Nonostante un gameplay poco profondo, la caratterizzazione della personalità dei personaggi è curata e minuziosa. Servire drink diventerà solo un pretesto per ascoltare le storie di ognuno e per mettere sù una playlist personalizzata di tracce musicali.
La vera particolarità del titolo è l’attenzione data allo stato d’animo del nostro personaggio, Jill, e a quello dei suoi clienti.

Stare bene con noi stessi permette di offrire un servizio migliore al cliente: la fase di acquisto di oggetti sarà infatti volta a migliorarne tranquillità e serenità per perfezionare i rapporti personali con le altre persone.

Allo stesso modo, l’ambiente che andremo a creare, ad esempio cambiando le canzoni in sottofondo, inciderà sulle reazioni e le risposte ricevute dagli interlocutori. Similmente, i mix proposti andranno a modificare i dialoghi e gli scenari di gioco.

Non aspettatevi quindi alcuna scelta in merito ai dialoghi, poiché saranno le azioni sopracitate a modificarli e non un semplice tap sullo schermo.

TUTTO IL RESTO è NOIA…

VA-11 Hall-A è molto interessante, ma l’impostazione del titolo è rivolta ad un pubblico di nicchia. Mentre nel suo alter-ego The Red Strings Club abbiamo trovato una trama semplice e chiara da seguire, con intermezzi di azione e tensione psicologica, in VA-11 Hall-A bisognerà impegnarsi decisamente di più per stare dietro a ciò che succede e… continuare a leggere.

Un momentum appagante non arriverà, anche dopo aver letto storie e mixato cocktail per una o due ore. La mancanza della lingua italiana rende il tutto ancora più pesante.

Nonostante i comandi siano perfetti su Nintendo SwitchJoy-con e touchscreen sono mappati egregiamente – diventa dopo pochi minuti un titolo noioso e ripetitivo. In circa 3 ore di gameplay non siamo arrivati ad un punto di svolta della narrazione, che sembra saltare da una parte all’altra senza focalizzarsi sul “perché stiamo giocando?”, ma solo sul “leggi storie e mixa cocktail”.

C’è un’attenzione sbilanciata verso la cura estetica dei personaggi e le colonne sonore, rispetto ad una trama che non ha un apparente filo conduttore. Forse è ciò che proveremo in un futuro prossimo dell’umanità…

Vale i 14,99€ proposti nell’eShop? Sì e no. Se siete dei casual gamer evitate di acquistarlo. Se amate invece leggere ed analizzare la psicologia dei personaggi ed avete un livello di conoscenza della lingua inglese medio-alto, potrebbe fare al caso vostro.

Pro

Personaggi particolari e intriganti

Colonna sonora accattivante

Contro

Lingua italiana non disponibile

Gameplay ripetitivo

Trama difficile da seguire

Trailer ufficiale di lancio:

OST ufficiale su Spotify:

Sito ufficiale

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